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Vino sfuso

[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Quando si parla di vino, si sta solitamente parlando di vino imbottigliato.

 

Ma questa non è che metà della medaglia: dall’altra si staglia il mondo dello sfuso. Un settore, quello dello sfuso, che nei decenni scorsi è stato la colonna portante di intere regioni vinicole, soprattutto nel Sud Italia da cui partivano le cisterne con vini carichi in alcol che andavano ad irrobustire i vini del Nord Italia e quelli d’oltralpe, nella fattispecie francesi.

Oggi le cose sono cambiate.
Non solo il Sud Italia si è scrollato di dosso l’immagine di produttore di sfuso ma ad essere cambiato è soprattutto il concetto di sfuso, la cui qualità media è in costante aumento grazie alla sempre migliore gestione della vigna e ad un’aumentata tecnologia in cantina.

 


Lo sfuso a livello mondiale

I dati OIV relativi al 2016 parlano di un totale di imbottigliato mondiale di 54.9 milioni di ettolitri, mentre lo sfuso si aggira sui 40 milioni di ettolitri per un valore di circa 3 miliardi di euro.
L’imbottigliato registra una contrazione fra il 2016 e il 2015 (da 65% a 54%) confermando il trend decrescente che si registra dal 2000.
E se in volume diminuisce (-1.2%) aumenta in compenso il valore (+2.2%).
Lo sfuso che negli anni recenti aveva invece registrato un discreto aumento, registra dal 2016 una situazione stagnante (- 3,6% rispetto al 2015).


L’alt dello sfuso
L’alt dello sfuso va collegato all’exploit di popolarità che ha interessato gli spumanti, ad un probabile aumento della qualità ma soprattutto all’andamento del cambio – i principali esportatori netti di vino sono infatti europei, cileni e australiani mentre i maggiori importatori sono americani e inglesi.
Ben spiega Marco Baccaglio nella rivista “I numeri del Vino” :

con un euro forte e un dollaro debole, per esempio, è più conveniente imballare i prodotti nei mercati finali, e viceversa succede quando il dollaro si rafforza. Quindi, il 2015 e il 2016 sono due anni di dollaro forte (1.11 contro 1.33 del 2013 e 2014) e questo probabilmente ha ridotto la convenienza della scelta di esportare vini sfusi da imballare nei mercati finali. E l’attuale indebolimento del dollaro, ove continuasse, andrebbe in questa direzione”.

 

 

Paesi produttori: il podio dello sfuso a volume
Il podio del valore è occupato da Spagna, Italia e Australia.
Nel 2016 la Spagna ha prodotto 12.7 milioni di ettolitri, seguita a netta distanza dall’Italia con i suoi 5.4 milioni di ettolitri e l’Australia con 4.2 milioni di ettolitri.
Insieme i primi tre player valgono oltre metà dello sfuso prodotto a livello mondiale (22 mln hl sui 41 totali).
Quarto il Cile con 4 milioni, seguiti con i 3 milioni del Sud Africa.

Paesi produttori: il podio dello sfuso a valore
I primi tre esportatori a valore sono invece Spagna, Italia, Francia con un valore rispettivamente di quasi 500, 385 e 300 milioni di euro.
Quarta l’Australia con 283 milioni di euro, seguita da Cile (274 mln euro) e Nuova Zelanda (204), con quest’ultima che registra una crescita nell’ultimo lustro di quasi il 20%. Seguono a ruota US (197), Sud Africa (175) e a netta distanza la Germania (89).

 

Italia e Nuova Zelanda
L’Italia, con i suoi 5.4 milioni di ettolitri e 385 milioni di euro, dopo anni di contrazione, recupera posizioni rispetto alla Spagna, con stime del +7% a valore e del +9% a volume.
Ad attrarre l’attenzione è anche la Nuova Zelanda che risulta agguerrita anche dal punto di vista del prezzo medio, con 263 euro ad ettolitro, staccando così in maniera significativa il secondo player, ovvero la Francia che si ferma a 133 euro ad ettolitro. Seguono US (111), Italia (72), Australia e Cile a pari merito (68) e molto indietro la Spagna (38).


Maggiori importatori
I dati OIV relativi al 2016 individuano quali tre maggiori mercati per l’importazione di sfuso (mosto escluso): Germania, UK e US, rispettivamente con 14.5, 13.5 e 11.2 milioni di ettolitri.
L’America è il maggiore importatore di sfuso a livello di valore con 5.6 miliardi di euro, seguito dai 3.4 degli UK e 2.4 della Germania.
Fulcro del mercato americano dello sfuso è lo stato della California, dove hanno sede importanti compagnie di intermediari (Ciatti, Mancuso Wine Brokerage, Turrentine Brokerage sono fra le più grandi) e dove il bacino potenziale è di oltre 4mila aziende.

 

Il caso UK
Una lunga tradizione di imbottigliamento si riscontra anche in Gran Bretagna dove stabilimenti come Accolade Park – comprata lo scorso anno da un’impresa di investimento coreana per 62 milioni di sterline – gestiscono fino a 1200 bottiglie di vino al minuto, per un totale di 600 milioni di bottiglie l’anno.
Oltre alle grosse aziende di imbottigliamento come Accolade Park, in UK si rileva la presenza di numerose catene di supermercato che realizzano i propri private label in maniera massiccia, come Asda e Sainsbury’s.
Il trend attuale degli UK è tuttavia sotto la lente d’osservazione per le possibili conseguenze della Brexit.


Il caso Cina
Guadagna posizione fra gli importatori anche il Paese del Dragone, dove nel 2016 le importazioni aumentano a livello sia di imbottigliato (+22%) che di sfuso dove il volume sfiora il +15% toccando quota 6.4 milioni nel 2016 (dati OIV).
I dati del 2017 fra luglio e settembre parlano di 56.29 milioni di litri per un valore di 47.17 milioni di euro, con un aumento del 92.92% di volume e 100.74% in valore se confrontati con lo stesso periodo del 2016 (dati WBO).
Questa crescita può essere spiegata, oltre che con l’aumento dei consumi da parte della popolazione, anche con l’aumento del prezzo delle bottiglie che rende più allettante per le compagnie cinesi l’opzione dello sfuso col quale riescono a realizzare margini di guadagno maggiori.
A oggi due terzi dei carichi di vino diretti in Cina provengono dal Cile, col quale esistono rapporti di commercio privilegiato per quello che riguarda il vino.

 

 


Le maggiori fiere
Sono due le fiere maggiori a livello mondiale rivolte allo sfuso.
La prima si tiene in Europa ed è la World Bulk Wine Exhibition, che si terrà ad Amsterdam il 27-28 Novembre 2018 dove le trattative riguardano oltre l’85% del mercato mondiale dello sfuso.
La maggior fiera dello sfuso nel Nuovo Mondo è l’International Bulk Wine and Spirits Show che si tiene in California, e nello specifico San Francisco, e che sarà di scena quest’anno il 25-26 luglio 2018.

Se la Gran Bretagna è un mercato storicamente interessato allo sfuso, con impianti di imbottigliamento come Accolade Park o Treasury Wine Estate, ad essere sempre più interessante è il mercato della China:
secondo le dogane cinesi, nel terzo trimestre del 2017 hanno varcato i confini della Grande Muraglia 562.900 ettolitri di vino sfuso, corrispondenti a un valore di 47,17 milioni di dollari.
Si tratta (riprendiamo questi e i seguenti dati da recetum.com) del doppio di quanto assorbito dalla Cina nello stesso trimestre del 2016 in termini di valore (+100,7%) e del +92,9% in termini di volume.

 

La Spagna è oggi il primo fornitore di questo mercato (524.500 ettolitri di vino in cisterna tra gennaio e settembre per un valore di circa 39 milioni di dollari), seguono Cile, Australia, Francia, Sudafrica, Italia, Stati Uniti, Portogallo, Moldova, e Germania.

Gli scambi mondiali di vini sfusi sono da ormai qualche anno fermi al palo, con cifre oscillanti intorno ai 41 milioni di ettolitri e circa 2.9 miliardi euro di valore.
Questa stabilità si innesta all’interno di un trend crescente degli scambi mondiali che ha come protagonisti positivi soprattutto gli spumanti, ma anche in certa misura i prodotti in bottiglia.
Conseguenza dello spostamento del consumo di vino sempre più sulla qualità? Probabilmente si, anche se non sono soltanto queste le ragioni (in alcuni casi rivestono un ruolo determinante anche le oscillazioni delle valute internazionali, sulle quali vengono effettuati gli acquisti di prodotto).

Sempre in continuo aumento, invece, il consumo e le vendite di vino sfuso nei negozi italiani.
A verificarlo sul campo è Vignantica, il primo gruppo di negozi di vino sfuso in Italia.
Il brand, nato nel 2004 ad opera del manager veneto Riccardo Fornasier, si è diffuso negli anni in tutto il territorio nazionale fino a conquistare il primato di commercializzazione di vini sfusi di qualità.

Da sempre il vino sfuso è sinonimo di bassa qualità e di poca certezza, Vignantica ha sfatato un falso mito ed ha dimostrato come anche il vino sfuso possa rappresentare un punto di riferimento certo per chi cerca il prodotto genuino direttamente dal produttore.
I vini selezionati provengono esclusivamente da partnership con produttori veneti della zona del fiume Piave compresa tra Valdobiadene (TV) e S.Donà (VE).

 

 

 

 

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