[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Il mondo del vino è cambiato in maniera decisiva negli ultimi anni.
Le modifiche sono di natura sia interna che esterna e riguardano l’intera filiera vitivinicola. Ad essere cambiati sono segmenti quali i metodi di lavorazione e i gusti, ma anche i player in gioco, con le parti di protagonisti e co-protagonisti che in breve tempo sono state riassegnate: si pensi al caso della Cina che in pochi anni si è guadagnata il secondo posto come Paese produttore di vino (leggi precedente articolo).
Ai mutamenti di natura endogena, si sono affiancati quelli di natura esogena che riguardano l’intera filiera: dal cambiamento climatico – che da un lato sta creando problemi in zone tradizionali quali Sud Italia e Spagna ma dall’altro ha aperto, per esempio, scenari nuovi nella sponda meridionale della Gran Bretagna – fino alle tecniche di comunicazione e vendita all’e-commerce (leggi precedente articolo).
Proporre un quadro complessivo di quanto che sta cambiando non è facile, ma alcuni stimoli possono arrivare da eventi quali MUST-Fermenting Ideas, che tra 15 giorni radunerà in Portogallo Master of Wine, opinion leader e enologi di fama mondiale.
Quali sono dunque i temi caldi di oggi?
Si parlerà di vini naturali per cercare di capire non solo cosa sia un vino naturale ma anche quali ne siano le sfide in vigna e in cantina per cercare di inquadrare un termine che dal 2008 è diventato non solo un hashtag di rilievo su Twitter, ma termine di dominio comune che sollecita con una crescita a doppia cifra il mercato
(leggi precedente articolo).
Si parlerà poi di varietà antiche e della riscoperta degli autoctoni, che rappresentano solo due tendenze di un quadro generale dove la parola e l’esigenza comune sembra essere ancoraggio al territorio, inteso come fonte di identità, di fronte ad una globalizzazione che rischia di omologare gusti e varietà.
Ad affrontare il tema sarà Victor de la Serna, de El Mundo, che parlerà di quanto questo fenomeno stia incidendo sul mercato europeo: pensiamo, fra tutti, al successo del Nerello Mascalese e dell’Eta, fra i vini oggi più presenti nelle carte della New York che conta.
Proprio una delle penne più influenti della Grande Mela, Eric Asimov del New York Times, parlerà di varietà magari conosciute ma ancora sottostimate rispetto agli internazionali.
Si parlerà di primati apparentemente imbattibili, come quello dello Champagne, che potrebbe invece trovare un competitor importante nelle bollicine inglesi, complice anche la Brexit che rivoluzionerà il mercato del vino, soprattutto italiano – nel 2016 gli UK sono divenuti il primo mercato mondiale di sbocco dello spumante made in Italy.
Si parlerà anche di Cina, di come questo mercato di grandissime potenzialità stia cambiando e di come potrà influenzare i trend globali, ma anche di comunicazione del vino e di intercettazione dei Millennials, i consumatori del domani, come pure di e-commerce.
Fra i macrotemi si affronterà anche quello del turismo enogastronomico, cercando di capire come integrarlo in un movimento a più ampio raggio, rendendolo un’esperienza che va ben oltre la visita della singola cantina.
Il rischio è infatti quello che oggi il turismo vinicolo resti confinato alla singola realtà visitata, con un effetto alla Disneyland, quando invece esso potrebbe essere la leva per un turismo di qualità che punta al territorio e alle sue eccellenze, in grado di promuovere una zona a 360 gradi e al contempo di fare formazione, andando ad intaccare il mercato del falso agroalimentare e dell’imitazione Italian Sounding che ad oggi fattura, relativamente ai marchi italiani, 60 miliardi di euro.
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]