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L’importanza degli standard di Qualità

[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Della qualità, dell’utilizzo oggi abusato del termine e della sua molteplice declinazione abbiamo parlato qualche articolo fa (leggi articolo).

Oggi affronteremo il tema prendendo in analisi alcune delle più comuni certificazioni di qualità che si rivelano un fattore chiave per l’apertura ai mercati esteri in quanto garanti di trasparenza e credibilità.

 

Oggi, infatti, possedere una o più certificazioni per l’azienda significa poter garantire ai propri clienti di lavorare con metodo affinché venga sempre garantita la qualità dei prodotti commercializzati.
La certificazione può essere di due tipi:

  • può certificare le caratteristiche del prodotto – in questo caso si parla di certificazione di prodotto
  • può certificare i processi adottati per ottenere un dato prodotto o i sistemi produttivi ad esso legati – in tal caso si parla di invece di certificazione di sistema.

Va sottolineato che il compito di certificare spetta a organismi terzi, indipendenti e qualificati (a seconda dell’ambito), che verificano ed attestano la conformità del prodotto e/o del sistema di gestione, ai requisiti specificati in appositi documenti di riferimento.

 

Sono cinque gli standard riconosciuti dalla GFSI – Global Food Safety Initiative, un’associazione internazionale composta da più di 50 Paesi nel Mondo con lo scopo di rafforzare e promuovere la sicurezza alimentare lungo l’intera catena di fornitura.
Tutti e cinque hanno quindi validità internazionale, si basano su un sistema HACCP integrato a procedure di buone norme di lavorazione e un sistema di gestione documentale.

Nel dettaglio, sono:
BRC
IFS
-SQF 2000
-Dutch HACCP
-FSSC 22000
(che nasce dalla necessità di armonizzare la ISO 22000 sistema di gestione con i più elevati standard quali IFS e BRC).

 

Oggi nello specifico ci concentreremo sulle certificazioni BRC e IFS – che sono certificazioni di prodotto – ma anche sull’ISO 22000, che è una certificazione di sistema.

Tutti e tre sono stati ideati dalla GDO europea al fine di promuovere l’applicazione di standard igienico-qualitativi da parte dei fornitori rendendo più efficace la gestione, riducendo i costi e, al contempo, garantendo un maggiore livello di sicurezza per i clienti e i consumatori.
Le certificazioni rendono possibile monitorare i processi di lavorazione e il rispetto dei principi igienici, garantendo così anche una pronta gestione del rischio – una garanzia non sottovalutabile in un contesto attuale di contraffazioni e frodi e scenari di bioterrorismo.
Ad essere coinvolti oggi sono i soggetti di tutta la catena di approvvigionamento, dunque fornitori e produttori di materie prime ma anche trasportatori.
I requisiti previsti da entrambi dal BRC e dall’IFS si coniugano in maniera perfetta con quanto richiesto dall’ISO 9001:2008 e dal metodo HACCP – Hazard analysis and critical control points.
Per le aziende che già applicano tali certificazioni, la conformità al BRC e IFS risulta molto rapida, consentendo una riduzione dei tempi e dei costi necessari per le diverse verifiche ispettive.

 

BRC e IFS hanno lo stesso obiettivo ma usano criteri leggermente diversi di valutazione.
Il BRC usa un sistema di valutazione per gradi di conformità (AA, A, B, C, D) mentre l’IFS usa un sistema di valutazione percentuale.
In questi ultimi anni il BRC e l’IFS hanno subito delle importanti modifiche volte ad allineare le due norme così da facilitare la possibilità di audit di certificazione congiunti.
Le fasi principali dell’iter di certificazione comprendono:

  • definizione dello scopo di certificazione;
  • verifica preliminare (su richiesta): analisi delle lacune e valutazione dell’attuale conformità dell’Organizzazione rispetto ai requisiti;
  • verifica di certificazione (la cosiddetta Certification Audit) che ha come risultato finale l’emissione del certificato;
  • visite di rinnovo (tendenzialmente annuali) volte a controllare il miglioramento continuo.

 

I principali benefici delle certificazioni BRC e IFS si riassumono in:

  • riconoscibilità internazionale in materia di sicurezza alimentare
  • dimostrazione approccio pro-attivo per la sicurezza alimentare
  • ampliamento del proprio portfolio clienti in quanto tali certificazioni sono sempre più spesso un prerequisito essenziale per accedere non solo al mercato europeo ma anche a quello internazionale;
  • riduzione delle verifiche ispettive di parte seconda – che significa minori risorse dedicate alla gestione delle verifiche;
  • rapporti più solidi con i propri fornitori;
  • maggiore trasparenza e aumento della fiducia da parte dei consumatori;
  • semplificazione della produzione
  • controllo dei processi interni e minimizzazione dei rischi
  • integrare i requisiti dello standard con eventuali requisiti aggiuntivi specifici;
  • sfruttare sinergie ed elementi comuni ai sistemi di gestione per la qualità secondo le ISO 9000 e il metodo HACCP;

Questi standard, di cui va sottolineata la natura volontaria, ampliano il raggio di controllo e di azione anche su altri aspetti documentali, come per esempio, il controllo delle conformità delle etichette, il confronto delle tabelle nutrizionali riportate in etichetta con i risultati analitici, oltre ad altri aspetti legati ai requisiti specifici e legali delle nazioni nelle quali essi vengono applicati.

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