[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Per questo è necessario che il prossimo anno l’Italia non si faccia trovare impreparata come è successo in alcune zone quest’anno dove si sono persi importanti quantitativi di uva a causa di un improvviso marciume in tempo di vendemmia, da imputare proprio all’insetto asiatico.
Se, infatti, nel 2015 l’annata calda e secca ha decimato la popolazione non creano problemi, nel 2016 la situazione è diventata critica. Complici l’autunno 2015 e l’inverno mite che hanno permesso alla popolazione di proliferare comparendo anche in quelle zone dove prima non c’era, come Montalcino, e favorendo una discesa verso sud della DS, registrata per la prima volta in Trentino nel 2009.
L’insetto predilige le bacche rosse con la buccia sottile. A rischio sono quindi le varietà con la buccia di per sé sottile, come ad esempio la Schiava, ma anche tutte le altre uve prossime alla maturazione, quando per l’appunto l’acino è maggiormente turgido.
Per impedire che sia la DS ad impossessarsi del raccolto vale la pena di tenere preventivamente sotto controllo l’uva a partire dall’invaiatura. La sorveglianza di piante selvatiche che maturano prima nelle vicinanze – ad esempio il sambuco ma anche il ciliegio o coltivazioni quali i mirtilli di cui l’insetto è ghiotto – possono fare da spia e allertare su un eventuale sviluppo della popolazione, permettendo così di ricorrere per tempo ai ripari mettendo al sicuro l’uva.
Per ora la lotta integrata è in fase di sperimentazione, anche se con buoni risultati. Già nel 2012 la Fondazione Mach, in collaborazione con l’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari (IAMB) e con l’Oregon State University (OSU), aveva identificato come possibile nemico naturale il Pachycrepoideus vindemiae cui erano stati affiancati, l’anno successivo, altre due specie dall’efficacia promettente: la Leptopilina heterotoma e la Trichopria drosophilae. Tutte e tre le specie di parassitoidi, delle piccole vespe, sono in grado di attaccare la DS deponendo le loro uova all’interno degli stadi giovanili del moscerino.
In Francia i produttori hanno provato a ricoprire gli acini con una soluzione di zolfo e acido citrico o argilla perché le femmine non depongono su bacche impolverate.
Per chi fa vendemmia meccanica il consiglio è quello di svuotare il succo dal cassone. Effettuare delle fermentazioni a tino aperto aiuta inoltre ad eliminare l’acido acetico eventualmente formatosi.
A seguire le conclusioni di uno studio congiunto italiano-americano pubblicato sul Giornale di Economia Entomologica, dove si confrontavano la ricerca italiana, svolta nella provincia di Trento, e l’altra nella Willamette Valley dell’Oregon, entrambe svolte fra la vendemmia del 2011 e quella del 2013.
Per l’intero esperimento rimandiamo a:
http://www.vignaecantina.it/drosophila-suzuki-cosa-emerge-dal-confronto-fra-uno-studio-italiano-e-uno-americano.html
Il risultato degli esperimenti suggerisce che la deposizione di uova da parte della DS aumenta dall’invaiatura alla raccolta con i tassi più alti di infestazione che si verificano appena prima e durante la vendemmia. Questo tasso d’infestazione corrisponde ad una diminuzione nella resistenza alla penetrazione del grappolo durante il medesimo periodo. È emerso un altro trend ovvero un maggior numero di uova vengono deposte sui grappoli con un più alto livello Brix.
È emerso inoltre che l’integrità strutturale della buccia dell’acino influenza la deposizione delle uova da parte della DS. Se i grappoli usati per l’esperimento erano perfettamente intatti il numero di uova presenti è stato molto basso. Al contrario, se gli acini erano in qualche modo danneggiati il numero di uova presenti era significativamente più alto. Questo indica che avere grappoli già danneggiati è un possibile vettore nei tassi di incremento da infestazione della DS in vigneto.
In aggiunta a quanto detto, la consistenza della buccia dell’acino, misurata dalla resistenza alla penetrazione, influenza in maniera significativa i tassi di deposizione delle uova sugli acini. Nel dettaglio, è emerso che gli acini con un livello di resistenza alla penetrazione superiore a 40cN sono rimasti per lo più indenni.
Per altre indicazioni su stato delle ricerche e mezzi di rilevamento: http://www.bioattualita.ch/it/coltura/frutticoltura/protezione-piante/drosophila-suzukii.html[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]
2 thoughts on “La Drosophila Suzuki torna ad inquietare”
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