[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Il “turismo” del vino rappresenta oggi, in Italia, un’opportunità importante per il nostro territorio, attraverso la quale oggi far conoscere più da vicino l’attività e i prodotti delle Cantine, offrendo al contempo un esempio di come si può fare impresa nel rispetto delle tradizioni, della salvaguardia ambientale e dell’agricoltura di qualità.
Il caso Toscana.
A darci uno scorcio di come stia cambiando l’interazione fra turismo e attività enologica è Lorenzo Scian di Fattoria di Magliano (GR):
“Fino a 5 anni fa, l’attività dell’agriturismo è stata abbastanza irrilevante e del tutto scollegata dalla nostra cantina, quasi fosse un albergo, tanto che la proprietà, valutato il rapporto costi-ricavi, pensava di sospenderla. Poi ha cominciato a crescere. Oggi è l’attività agrituristica è decisamente sinergica alla vendita del vino e copre un 25% del totale. Non mi sento di dire quale attività sia più utile all’altra. Certamente, il primo approccio è sempre di tipo turistico, poi, in un secondo momento, i clienti scoprono con piacere che annessa all’agriturismo c’è una importante cantina e finiscono spesso per acquistare i cosiddetti “pacchetti cantina” (visite ai vigneti e alla cantina, degustazioni, etc.) e quindi le bottiglie”.
L’enoturismo ha tuttavia un volto mutevole, sottolinea Scian che rileva come a Fattoria di Magliano iniziative come Cantine Aperte non decollino, diversamente da quanto succede invece per la Franciacorta dove segue l’azienda Corte Aura.
E cosa accade nel resto della Toscana, da sempre meta di un turismo importante?
Nel Chianti Classico – zona molto vivace che a maggio 2017 ha segnato il boom di vendite con un +58 rispetto a maggio 2016 e che negli ultimi 7 anni continua a registrare una crescita costante di oltre il 50%, raggiungendo il livello più alto degli ultimi 20 anni – i dati parlano di un fatturato totale di 900 milioni di euro stimato sul complesso delle attività delle aziende vitivinicole del territorio (comprensivo dunque sia della produzione legata al vino, che all’olio, che al turismo (pernottamenti e servizi di ristorazione).
Gli arrivi turistici totali del 2015 in azienda sono circa 300 mila a fronte di una presenza turistica totale che si aggira sul milione.
L’enoturismo pesa qui anche un decimo del fatturato racconta Manuele Verdelli di Capannelle: “Il Wine Resort con 7 camere raggiunge il 10% del nostro fatturato cui va aggiunto un 12% derivante dalla vendita diretta di vino”.
Anche a Montalcino dove nel 2016 l’export vale il 70%, l’enoturismo gioca un ruolo forte. Tommaso Squarcia di Castello Tricerchi racconta che, dopo solo due anni, l’enoturismo pesa quasi il 25% del fatturato aziendale e sottolinea il peso dell’esperienza e del passaparola dei turisti una volta rientrati in patria.
Riccardo Bogi di Cantina Argiano sottolinea gli investimenti che in tale direzione stanno facendo in azienda constatato il quasi 10% di valore portato dall’enoturismo.
Il meccanismo virtuoso fra visite in azienda, ricettività e vendita viene sottolineato anche dalla Famiglia Fanti de La Palazzetta, mentre Francesca Vallone di Terre Nere parla di un valore medio di acquisto del visitatore sui 250 euro a persona.
Il connubio mare-vino è il binomio alla base della ricettività della Maremma, che può godere anche delle suggestive tracce della cultura etrusca.
“Una fetta significativa di turisti sceglie la propria destinazione in base alla cultura e all’offerta gastronomica” sono le parole usate da Luca Sani in occasione del convegno di apertura di MaremmaCheVini, lo scorso 11 e 12 giugno.
Una cantina come La Biagiola, che offre la possibilità di visitare l’antica villa etrusco-romana rinvenuta nei vigneti di proprietà, è solo uno degli esempi che si possono fare.Pitigliano, Sorano e Sovana dove la produzione di vino si innesta in un contesto di grande suggestione paesaggistica-archeologica, sono altri esempi di realtà che molto possono attrarre, anche grazie all’attuale curiosità per i vini vulcanici.
+31,7% per gli arrivi in cantina.
I dati attuali dell’enoturismo rilasciati dal Movimento Turismo Vino e relativi al 2015 (quelli per il 2016 saranno annunciati a breve) testimoniano una crescita del +32% per la spesa enoturistica, con un +31,7% per gli arrivi in cantina e +13% per il fatturato aziendale derivante da questi arrivi.
Tuttavia ci sono ancora diversi fattori che ne ostacolano lo sviluppo, tra cui ad esempio la carenza di aggregazione sul territorio.
“Un limite – specifica Carlo Giovanni Pietrasanta – che potrebbe essere superato rafforzando il dialogo tra cantine e Comuni e lavorando più in sinergia con le diverse associazioni di settore a livello regionale. Penso ad esempio alla collaborazione tra Movimento Turismo Vino, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti e Le Donne del Vino”.
“Dal rapporto emergono chiaramente due evidenze – afferma Floriano Zambon, presidente di Città del Vino – il numero degli arrivi in cantina continua ad aumentare e il valore economico dell’enoturismo contribuisce sempre più alla ricchezza complessiva dell’Italia”.
In zone come l’Alto Adige – che del turismo ha saputo fare una leva importante – si stanno sviluppando network come il “Vinum Hotel” che riunisce 29 realtà diverse fra aziende agricole, cantine e hotel internazionali.
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