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“Il Bio (non) è uguale per tutti”
[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Una questione importante a riguardo dell’armonizzazione degli schemi di certificazione internazionali del biologico.
“Un’armonizzazione su scala globale di fatto non esiste ed è frutto unicamente di accordi bilaterali tra Unione Europea e gli altri paesi produttori, sia per quanto riguarda l’indicazione biologico dei vini importati sia per la possibilità dei produttori bio europei di esportare i loro prodotti con l’indicazione di biologico”, spiega Fabrizio Piva di CCPB.
“In alcuni casi i Paesi riconoscono reciprocamente le norme e le certificazioni biologiche e in tal modo quello che è biologico in Europa lo è anche in un altro Paese e viceversa. In altri casi il riconoscimento invece non è reciproco: per esempio per i prodotti biologici provenienti dall’Argentina la Comunità Europea ha riconosciuto valide le norme dei prodotti biologici importati ma non è avvenuto il contrario, per cui i produttori argentini possono esportare in Europa i loro prodotti biologici mentre i produttori europei non possono fare altrettanto quando si propongono sul mercato argentino con la certificazione europea”.
E nel caso in cui non vi sia il riconoscimento delle normative sui prodotti biologici da parte dello Stato dove i produttori intendono esportare, per mantenere in etichetta l’indicazione di biologico come si fa?
“L’unica via è per il momento che i produttori affrontino un ulteriore iter di certificazione con un Ente accreditato e riconosciuto dal Paese dove si intende esportare”, conclude Fabrizio Piva.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]