[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Da tempo invocata come la futura frontiera dei consumi – con un bacino potenziale di oltre mezzo miliardo di consumatori – il dragone si sta scrollando di dosso il suo torpore ed è pronto a far fuoco.
Nonostante la cantina più antica dello stato, Château Changyu, risalga al 1892, tuttavia la Cina ha iniziato a investire in maniera continuata e massiccia nell’enologia solo nell’ultimo decennio divenendo nel 2016 il secondo Paese produttore di vino dopo la Spagna e il quinto consumatore di vino al mondo (dati OIV – Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino).
Un capitale ingente a livello economico ha permesso investimenti altrove impensabili: basti pensare alla manodopera necessaria per ricoprire di terra ogni autunno, nelle regioni più fredde, le vigne e riportarle poi alla luce ogni primavera.
Il capitale economico ha permesso anche l’acquisizione in pochissimo tempo di un know how di altissimo livello: le grandi aziende cinesi hanno come consulenti Master of Wine e enologi di Bordeaux: da John Salvi MW enologo nel progetto Baron Balboa di Château Changyu in Xinjiang, a Jean-Claude Berrouet, precedente enologo di Pétrus in servizio a Rongzi dove produce per lo più Cabernet, sino a Château Hansen, situato nella Mongolia, che beneficia dell’esperienza di Bruno Paumard, precedentemente enologo in Loira.
È di questi giorni peraltro la notizia della prima cantina cinese a compartecipazione australiana: la Seppeltsfield, cantina della Barossa Valley ha infatti avviato una joint venture con Minquan Jiuding Wine Company Ldt. nella provincia di Henan.
La regione di maggiore importanza a livello vitivinicolo è quella dello Shandong con clima temperato secco dove si produce oltre il 40% del vino cinese
I nomi francesi delle aziende vinicole, costruite a somiglianza e immagine dei più famosi Château francesi, non sono un caso: ad oggi il vino rimane in Cina ancora uno status symbol (i primi vini che arrivarono furono i rossi di Bordeaux) e viene consumato soprattutto fuori dai pasti.
Anche il design è leggibile in questa chiave, con colori come il giallo e il rosso, che essendo i cromatismi imperiali sono di buon auspicio e aiutano la vendita, anche a livello inconscio – e gli studi più recenti di neuroscienza rivelano come l’acquisto sia un atto per lo più inconscio.
Oggi in Cina si consumano circa due miliardi di bottiglie di rosso all’anno – mentre il vino bianco fatica a trovare una collocazione paritaria.
In questo mercato l’Italia possiede solo una piccola porziuncola dell’import cinese che si aggira sul 5% di valore (2,5% per volume) a fronte del 40% detenuto dal marchio francese e del 20% di Paesi come Australia e Cile che, grazie anche a speciali accordi che riducono i dazi, sono riusciti in poco tempo a raggiungere traguardi considerevoli.
Ma la Cina non sta solo importando ma inizia anche ad esportare: è di questi giorni la notizia, riportata dal Drinks Business, che la catena inglese di supermercati Tesco ha messo in vendita un Cabernet Sauvignon 2015 dell’azienda Changu Moser XV a £. 7,00.
E se in Europa la vendita di vino continua a rimanere un fatto fisico, che avviene in enoteca o supermercato, in Asia il medium principale è sempre più la rete, soprattutto quando si prendono in considerazione i Millennials, seconda solo alla Gdo.
Il motore di ricerca più importante è Baidu, che detiene circa il 70% del mercato.
Non è un caso che alcuni dei più grandi imprenditori della rete abbiano deciso di allargare la propria offerta agli alcolici con giornate dedicate: da Jack Ma a capo di Alibaba col suo evento lo scorso 9 Settembre al gigante della distribuzione O2O (Online to Ofline) 1919 che ha recentemente stretto una collaborazione con Vinitaly 2016.
Il portale, che garantisce la consegna a domicilio al destinatario in soli 19 minuti e prevede scontistiche di vario genere per ogni minuto di ritardo, sta assistendo ad una crescita esponenziale che l’ha portato ad essere presente in oltre 500 località della Cina.
Se fino ad ora la Cina – nonostante l’apertura di fiere come Prowine su suolo cinese (l’appuntamento a Shanghai con Prowine Asia è per il prossimo 14-16 novembre) – non possedeva ancora un vero e proprio riconoscimento, ora è giunto anche questo imprimatur ad opera del Concours Mondial de Bruxelles che ha scelto, per l’edizione del 2018, la sede di Pechino.
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