[vc_row full_screen_section_height=”no”][vc_column][vc_column_text]Enoturismo, una risorsa centrale per l’economia italiana, che genera ogni anno un fatturato di 2,5 miliardi di euro e coinvolge 13 milioni di turisti, secondo i dati del XII Rapporto sul Turismo del Vino in Italia elaborato da Città del Vino e l’Università di Salerno.
A sottolineare l’importanza del fenomeno è anche il senatore Dario di Stefano che lo scorso 29 maggio ha presentato la riforma di legge in materia.
Pietrasanta: Enoturismo cresce ma resta solo.
Una legge attesa da tempo, dopo le tante dichiarazioni rilasciate durante Expo 2015 che però ad oggi hanno portato a ben poco, come sottolinea anche Carlo Giovanni Pietrasanta, presidente del Movimento Turismo del Vino che riunisce 900 cantine su tutto il territorio nazionale.
Pietrasanta ribadisce infatti la solitudine del movimento, la necessità di un testo unico e di un reale interesse da parte delle istituzioni. “Per sviluppare le potenzialità dei nostri territori – dichiara Pietrasanta – ora è più che mai urgente lavorare ad un ‘Testo unico dell’Enoturismo’ e sul fronte della formazione delle aziende nell’accoglienza”.
Il caso Puglia.
Sempre il senatore di Stefano ha insistito sull’importanza di tale fenomeno durante l’incontro a Vinibus Terrae a Brindisi lo scorso 3 giugno dove si è discusso di Puglia e ricettività, ovvero di rilancio turistico di aree solitamente escluse dai maggiori flussi turistici, grazie alla forte attrattiva enogastronomia.
Una regione non casuale la Puglia, che nel 2013 è entrata fra le Top 10 wine destinations di Wine Enthusiast e nel 2016 è stata decretata dal National Geographic la più bella regione al mondo.
La regione è stata fra quelle che hanno registrato un maggiore afflusso anche durante l’ultima edizione di Cantine Aperte, tenutasi lo scorso 27 e 28 maggio, che ha attestato l’arrivo in cantina di circa 1,1 milioni di enoturisti su tutto il territorio nazionale – il 10% in più rispetto al 2016.
Il boom si è registrato anche in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia.
Cantine Aperte.
“Cantine Aperte riveste per me un ruolo fondamentale” spiega Luca Fedele,
vignaiolo in Friuli, a Corno di Rosazzo (UD).
“In 3 anni ho potuto constatare come soprattutto nei confronti dei piccoli produttori con un tasso importante di vendita al privato, l’enoturismo permetta di instaurare col consumatore un rapporto che poi si consolida nel tempo. Sono 5 mila i visitatori che riceviamo in cantina ogni anno – spiega Serena Corso della Azienda Bortolomiol a Valdobbiadene (TV) – Di queste 300 ci hanno fatto visita in occasione di Cantine Aperte.
E se durante l’evento la media di bottiglie vendute si limita ad 1-2 a testa, per motivi logistici – l’auto viene parcheggiata distante o magari i turisti inseriscono la visita in cantina durante una passeggiata – abbiamo riscontrato che poi quelle stesse persone tornano a riprendere il prodotto”.
Il caso Bordeaux.
Per capire quanto sia il valore potenziale dell’enoturismo basta sporgersi oltralpe dove i cugini francesi già a febbraio 2016 hanno lanciato il portale dell’enoturismo francese – a cui ha presenziato Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, tanto la posta in gioco è alta.
Nella regione di Bordeaux, giusto per citare l’emblema enoico francese, sono infatti 4 i miliardi di fatturato che ogni anno derivano dalla voce turismo.
Le presenze sfiorano oggi i 6 milioni – aumentate con l’apertura della Cité du Vin e con un tasso di crescita triplicato negli ultimi 15 anni probabilmente anche sull’onda del riconoscimento della regione quale Patrimonio UNESCO arrivato nel 2007 – e qui il pensiero vola a quelle regioni italiane che sagacemente hanno investito e stanno investendo in tale direzione, dalle Langhe e Roero sino al Conegliano Valdobbiadene.
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